G.A.Uomo di razza caucasica 45 anni, detenuto presso la Casa Circondariale di Chiavari. Quando giunge alla nostra osservazione è il dicembre del 2012.

Da anni soffre di artrite reumatoide, in trattamento con cortisone ad alte dosi e metrotrexate.

Nonostante la potente terapia infiammatoria e immunosoppressiva le continue riacutizzazioni pesano sulla funzionalità soprattutto delle mani e dei gomiti.

Andiamo avanti con le cure, ma le riacutizzazioni sono sempre più frequenti.

A fine estate 2013 notiamo un rialzo pressorio, aumenta la glicemia, si verifica una importante ritenzione idrica e sull’addome compaiono le strie rubrae. La diagnosi è facile: morbo di Cushing jatrogeno.

A questo punto decido di cambiare strategia. Hai voglia ad applicare linee guida e protocolli. E quando non funzionano? Decido di sottoporlo alla cura integrativa che mi aveva illustrato il Dott. D’Abramo. Ha già dato buoni effetti n molti casi di artrite reumatoide.

E’ il settembre 2013. La Farmacia ospedaliera ci invia tutti i farmaci necessari nel caso specifico.

Iniziamo le infusioni decidendo di cadenzarle 2 a settimana. L’Infermiera mi scongiura. G.A. ha vene introvabili. Se me lo dice lei ci credo. Viene da esperienze in Pediatria SerT ed è abituata a vene piccole e difficili.

Ci riesce. Somministriamo la prima infusione.

Il mattino dopo il Paziente chiede di essere visitato. Mi chiede di fare subito la seconda infusione visto che ieri ha avuto notevole sollievo. Effettivamente le articolazioni appaiono meno arrossate e meno tumefatte. Temo di vedere ciò che vorrei, wishful thinking, intendo.

Somministriamo quel giorno stesso la seconda infusione.

Alla terza l’infermiera si stupisce: ha preso la vena alla prima.

Effettivamente ho trovato studi, soprattutto giapponesi che hanno dimostrato (sacrificando poveri conigli) che il cortisone ad alte dosi per periodi prolungati ha effetti devastanti sulla parte venosa.

Evidentemente D’Abramo aveva ragione. Il potere detossificante (le strie rubrae sono già più chiare) e plastico della terapia si è già fatto notare. Del resto ne conosco l’efficacia nella cura delle vene varicose e nelle flebiti ricorrenti.

Il Paziente è visibilmente sollevato.

Una settimana dopo la fine del primo ciclo la articolazioni sono normali, la VES è scesa da 50 a 5 e la PCR da 2,83 a 1,42. La cura compatte l’infiammazione.

Dopo un mese pratichiamo un ciclo di cura per stabilizzare, diciamo, il quadro.

Il Paziente sta meglio. L’ho visto l’estate scorsa in stazione (libero finalmente) e mi ha detto di stare bene.

Caso pubblicato su: Sanitapenitenziaria.org