Julia ha 37 anni. Vive in una Regione del Centro Italia, dove esercita un’attività che la tiene a contatto continuo con il pubblico.
Vorrebbe un figlio. Da crescere, da amare, coccolare e, perché no, da farla sentire donna. Una femmina desiderata, amata, coccolata. Lo vorrebbe anche il suo compagno.
Stanno insieme da tanto e non ci avevano mai pensato. Ora è diverso.Una raggiunta stabilità economica, ma forse, più esattamente, una raggiunta stabilità sentimentale “ha aperto le porte a questo desiderio di maternità e paternità”.
Dice proprio così, Julia, alla prima visita. Dirà poi di essere anche poetessa per diletto, e questo chiarisce il senso di un’immagine troppo romantica per le quattro mura che accolgono quotidianamente il dolore come sono quelle dello studio di un Medico da tempo “specialista in casi complessi”, come ama definirsi il Dott. D’Abramo.
Quasi che il suo corpo ostacolasse quel desiderio che il cuore esprimeva, la vulva di Julia, “in una notte, mi creda”, si ricopre di quelle lesioni papulose ed eritematose ben delimitate e ricoperte di scaglie argentee o opalescenti.
“Psoriasi” è la facile diagnosi che pongono il medico curante e i diversi specialisti dermatologi consultati.
Creme su creme e disperazione, e viaggi delle disperazione, alimentati dai labili miglioramenti e dalle frequenti e rapide ricadute e da quel prurito e dolore che ti tolgono la voglia di vivere. E dover sorridere alla gente, che non sa perché non vede. Ed al compagno che sa e vede.E vede un lacrima, ogni sera ormai, che non sa come asciugare.
E quella stupida convinzione che si tratti di una malattia infettiva. E quella parola “schifo” che non arriva alle labbra, ma si precipita a perdifiato a frenare ogni stimolo ormonale in grado di rendere possibile l’espressione dell’amore al disotto della cintura.
La femminilità negata porta in secondo piano il desiderio di una maternità impossibile.
Appena entra in studio scoppia in lacrime che copiose, rigano di rivoli dolorosi il volto bellissimo..
Le lesioni vulvari sono gravi. E come un cane che si morde la coda – mente e corpo si fanno del male così – la depressione reattiva al crollo di un sogno, di una vita, di una identità, alimenta il proliferare dell’infiammazione e della desquamazione.
Un disastro. Non è difficile comprendere neppure la reazione del compagno. Difficile dargli torto, come uomini, dico, non come medico.
Come spesso succede, Julia giunge alla cura di D’Abramo come ultima spiaggia. “Le ho provate tutte: voglio tentare la sua terapia”, dice accorata.
Del resto questa cura è efficacissima nel contrastare la psoriasi.
Come è successo tante altre volte, dopo le prime flebo, l’infiammazione si riduce e le squame cascano. Julia le trova nel letto e imprigionate negli slip.Dopo due cicli le lesioni sono completamente regredite.
Torna allo studio dopo sette mesi esibendo un pancione e un sorriso che paiono non avere confini. Come la sua felicità. La luce del volto mette in risalto ancor di più i begli occhi azzurri. Sul viso bellissimo scendono silenziose lacrime di felicità.
Tanti anni di studio e di ricerca trovano un senso, di colpo in quelle poche parole lanciate due mesi dopo nel più impersonale dei modi, ma che diventa una dichiarazione d’amore: “Tesoro, è nata Sarah… 3 Kg e 500 ed è proprio bellina”. Il display del telefonino si appanna.